Di Vasco Feligetti –
Gli appostamenti fissi al colombaccio: presìdi scientifici e di sicurezza pubblica
Chi vive la campagna lo sa: gli appostamenti fissi al colombaccio non sono solo luoghi di caccia, sono sentinelle permanenti, fondamentali per:
- monitorare le migrazioni e fornire dati utili alla ricerca;
- segnalare anomalie ecologiche, bracconaggio, inquinamento;
- intervenire come prime sentinelle antincendio, ruolo riconosciuto da Comuni, Protezione Civile e forze dell’ordine;
- mantenere un presidio umano attivo in territori spesso abbandonati dalle istituzioni.
Eliminare o depotenziare gli appostamenti significa indebolire il controllo del territorio in un momento storico in cui incendi, danni faunistici e degrado ambientale sono in aumento.
Vergognosa la modifica della 157/92 – art. 5 del DDL – che elimina di fatto gli unici appostamenti fissi che collaborano alla raccolta di dati scientifici:
“Non sono considerati fissi gli appostamenti per la caccia agli ungulati e ai colombacci, gli appostamenti di cui all’articolo 14, comma 12 e gli appostamenti installati nelle aziende faunistico venatorie”.
Da decenni i cacciatori titolari di appostamento fisso al colombaccio collaborano attivamente con le istituzioni e con il mondo della ricerca, fornendo dati di monitoraggio fondamentali per la conoscenza della fauna migratoria.
Tra questi contributi spicca il lavoro svolto nell’ambito del progetto di Citizen Science (MCpL – Monitoraggio Columba palumbus Live) Una delle più importanti iniziative italiane, più di 150 stazioni/appostamenti che collaborano alla ricerca sulla fenologia migratoria della specie: dati raccolti live sul campo con rigore, continuità e metodo in un databbase, dati utilizzati da studiosi, scienziati, tecnici e amministrazioni pubbliche, il tutto a costo zero.
Sono numeri, non opinioni. E senza questo patrimonio conoscitivo, costruito gratuitamente dai cacciatori, la ricerca italiana sul colombaccio sarebbe molto più povera, e la gestione della specie molto meno efficace.
I promotori del DDL sembrano vivere lontani dalla terra e dalla responsabilità, presentano norme che spacciano come “ecologiche”, ma che nei fatti:
- non tutelano le specie migratorie, che necessitano di monitoraggi costanti;
- non aiutano gli agricoltori, che da anni chiedono una gestione seria della fauna;
- non supportano la ricerca, che si basa proprio sui dati prodotti dai cacciatori e dalle associazioni venatorie.
- non tengono conto degli effetti socio-economici, dopo che la 157/92 ha già prodotto il massacro del numero dei cacciatori in Italia.
- non tengono conto dell’utilità di mantenere una presenza attiva nelle aree rurali, spesso isolate, smantellarli significa perdere occhi, dati e sicurezza sul territorio.
Il Disegno di Legge promosso da alcuni settori politici, influenzati da una visione privatista, esclusivamente a scopo di lucro, ostile alla caccia, rischia di cancellare anni di lavoro, dati, presidi e competenze. È un DDL che ignora completamente il valore scientifico, ambientale e sociale degli appostamenti fissi. Chi lo ha scritto non conosce la realtà, non conosce il territorio, non conosce i flussi migratori, non conosce la ricerca e, soprattutto, non conosce cosa fanno davvero i cacciatori italiani.
Presidente,
affidi questa riforma a chi la realtà la conosce, la studia e la difende ogni giorno.
A chi ha costruito, con passione e rigore, la caccia in Italia.
A chi può garantire un futuro alle nostre tradizioni rurali e alla nostra fauna.
Le porgo i miei più cordiali saluti.
