Di Vasco Feligetti.
L’Umbria si unisce all’esempio dell’Emilia-Romagna approvando piani in deroga per abbattere storni, piccioni di città e tortora dal collare, motivati da gravi danni all’agricoltura e rischi igienico-sanitari. La regione, infatti, sottolinea come vigneti e oliveti DOCG, DOC e IGT subiscano ogni anno perdite significative, mentre le deiezioni avvelenano centri urbani e richiedono interventi straordinari di pulizia Corriere dell’Umbriaarcicaccianazionale.it.
L’Assessorato all’Agricoltura, tramite Umbria Notizie, ha affermato: “Il prelievo in deroga dello storno (…) consentirà di prevenire danni alle produzioni agricole (…)” Regione Umbria.
E l’assessore Simona Meloni ha dichiarato:“L’Umbria è da sempre una regione a forte vocazione venatoria (…) un documento che coniuga il rispetto della normativa vigente con la tutela della biodiversità e la sostenibilità delle pratiche venatorie” Corriere dell’Umbria.
Ma ecco l’inganno: la stessa fauna a cui si erge un muro in Parlamento, diventa improvvisamente bersaglio accettabile quando si chiama “controllo”, si inserisce quantificatori giornalieri, si preferisce il tesserino digitale, e si specificano tecniche (appostamento, munizioni ecologiche) che avallano l’idea di sensibilità. Il risultato è lo stesso: un animale abbattuto — ma con un cappello più “politically correct”.
