di Vasco Feligetti
Siamo davvero arrivati all’epilogo? Dopo l’Emilia-Romagna, anche la Toscana si accoda al modello della deroga e apertura indiscriminata, includendo addirittura la tortora domestica (Streptopelia decaocto) fra le specie cacciabili. Una scelta che non solo è tecnicamente ingiustificabile, ma eticamente inaccettabile.
Possiamo comprendere, se ben motivata, contenuta e scientificamente fondata, una preapertura in deroga limitata a specie come cornacchia grigia (Corvus cornix) e storno (Sturnus vulgaris), effettivamente responsabili di danni accertati. Ma inserire la tortora domestica, una specie che non figura tra le principali cause di danni alle colture e che vive stabilmente in ambiti urbani e periurbani, è una scelta in contrasto con i principi della gestione faunistica responsabile.
“La caccia è ammessa solo per le specie cacciabili elencate all’Allegato II della Direttiva 2009/147/CE (Direttiva Uccelli), e solo nel rispetto dei principi di conservazione delle popolazioni.” Direttiva 2009/147/CE del Parlamento Europeo.
La tortora domestica (Streptopelia decaocto), a differenza della tortora selvatica (Streptopelia turtur), non è inclusa tra le principali specie bersaglio della caccia in Italia. Nella Guida alla caccia sostenibile della FAO si sottolinea come “la vicinanza alle abitazioni e il legame culturale con alcune specie impongano limiti etici oltre che ecologici” (FAO, 2011).
Questa decisione, oltre a essere moralmente discutibile, potrebbe anche risultare giuridicamente fragile. La Legge 157/92, all’articolo 18, stabilisce che l’attività venatoria si svolga “nel rispetto dei principi generali dell’ordinamento e delle normative europee e internazionali”, mentre l’articolo 19, comma 2, specifica che eventuali deroghe devono fondarsi su dati certi e documentati.
Mi chiedo quindi:
dove sono le prove scientifiche che giustifichino questa scelta?
Dove sono le valutazioni ISPRA?
Dove sono le ASSOCIAZIONI VENATORIE, chiamate a difendere non solo i cacciatori, ma l’etica della caccia?
Il silenzio preoccupa. Sembra che il “modus operandi salva tessera” abbia preso il sopravvento sulla coerenza, e che si accetti tutto pur di non disturbare equilibri politici e rendite di posizione.
Ma così si distrugge la credibilità del cacciatore, alimentando la propaganda più feroce di chi ci dipinge come boia degli animali, anziché custodi del territorio. Non posso e non voglio accettare una caccia senza etica, senza regole, senza rispetto per ciò che rappresentiamo.
“Il cacciatore moderno non è un predatore, ma un gestore consapevole e responsabile della fauna e degli ecosistemi.”
” Documento ISPRA n.178/2021, Criteri ecologici per la pianificazione venatoria”
I danni all’agricoltura, non devono essere un alibi per aprire la caccia a specie non problematiche, o peggio, a quelle che fanno parte del paesaggio umano quotidiano. Se si arriva a sparare a un animale che vive nei cortili, nei tetti, nei giardini… allora si è davvero perso il senso del limite.
La caccia è cultura, tradizione, passione, ma soprattutto responsabilità.
Se davvero vogliamo difenderla, dobbiamo tornare a praticarla e rappresentarla con dignità, e dire con chiarezza che la tortora domestica non si caccia, né in preapertura né altrove.