Quando l’ambiguità prende il posto della ragione, il confronto diventa solo una farsa

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di Vasco Feligetti

 L’assessore regionale Alessio Mammi si è detto «dispiaciuto» per quelli che definisce «scontri pretestuosi», accusando chi solleva critiche di far perdere tempo e risorse. Una posizione che suona più come uno scaricabarile che come un invito al dialogo.

A replicare è Paolo Sparvoli, presidente nazionale di Libera Caccia, che smonta con precisione chirurgica i due pilastri del discorso dell’assessore: da una parte, la presunta infallibilità scientifica del parere ISPRA, dall’altra l’idea che Libera Caccia stia conducendo un’«operazione di destabilizzazione».

Ma qui non si tratta di polemiche gratuite. Si tratta di difendere una verità che troppi fanno finta di non vedere. ISPRA continua a produrre pareri senza fornire un solo dato certo sulla consistenza reale delle specie coinvolte. Si autorizzano abbattimenti, si bloccano prelievi, si emettono giudizi vincolanti senza uno straccio di censimento credibile. Questo non è scienza,  è propaganda mascherata da metodo.

E no, non basta il timbro di un ente per rendere un documento “tecnico”. Perché se manca la base numerica, ogni decisione diventa arbitraria, ideologica, pericolosa.

Quanto a Libera Caccia, l’accusa di destabilizzazione è semplicemente ridicola. L’associazione – lo ribadisce con forza Sparvoli – sta facendo il suo dovere: tutelare i cacciatori italiani, difendere la caccia sostenibile, pretendere serietà nelle valutazioni.

Chi contesta, oggi, non lo fa per interesse personale ma per senso di responsabilità verso un mondo che continua a essere bersaglio di pressapochismo e pregiudizio.

In democrazia, il dissenso è un diritto. Ma per qualcuno, evidentemente, è solo un fastidio da zittire.