Gianluca Cavicchioli: Piano faunistico venatorio? Chi ha tempo non aspetti tempo!!

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Presentato il Piano Faunistico Venatorio Regionale: oltre 1600 pagine. Il lavoro non mancherà, ma bisogna fare in fretta, e non solo noi, a ottobre si vota per le regionali. Il Piano faunistico era atteso da quasi dieci anni. Un intervento strutturale, di programmazione, che dovrebbe consentire alle aziende di salvaguardare le produzioni. Perché le perdite, economicamente parlando, non saranno mai davvero compensate.
Come si potranno tenere i mercati in queste condizioni?
Non solo: meno ungulati, meno necessità di recintare le coltivazioni. Oggi, a malincuore, le recinzioni restano l’unico vero sistema di protezione (quando le autorizzazioni lo permettono). E ancora: troppi ungulati favoriscono la diffusione della PSA. Un’altra sventura, inimmaginabile e difficile da gestire.
Serve la politica del fare. Niente pretesti, niente scuse!
Cosa chiediamo? Semplicità, la possibilità di agire e intervenire subito, quando ce n’è bisogno.
Basta melina. Ha senso autorizzare l’abbattimento dei caprioli quando il danno è già stato fatto?
Più che un’autorizzazione, sembra una presa in giro.
Altro nodo: le dannose triangolazioni tra le competenze regionali, tra ambiente e agricoltura. Ma gli ungulati non distinguono confini tra riserve naturali, aree protette e territorio libero…
E le specie invasive?
Non possono essere terra di nessuno. Pensiamo a nutrie e piccioni: vere e proprie sventure a cielo aperto. Chi vive in città non percepisce il problema. Ma per chi lavora la terra è una questione vitale.
Ultima considerazione: il buon senso è la chiave per far convivere tutti gli interessi: ambiente, caccia e agricoltura. Nessuno si offenda, ma le imprese meritano una priorità. Perché creano sviluppo e lavoro. E senza di loro, non si va da nessuna parte.