di Vasco Feligetti
In Emilia-Romagna, dove da mesi si abbattono decine di migliaia di colombacci e nidiacei senza uno straccio di studio serio sulla consistenza della specie, l’indignazione degli animalisti si è improvvisamente dissolta. Silenzio tombale. Nessuno slogan, nessun presidio, nessuna manifestazione. Solo un prudente silenzio, giusto quel tanto che basta a non compromettere le comode poltrone istituzionali. Perché si sa: scottano.
Il TAR Emilia-Romagna ha autorizzato i massacri con il placet di ISPRA, quell’ente che, a seconda della convenienza politica, sa essere severo come un tribunale militare o docile come un barboncino. E nessuno, dico nessuno, tra i professionisti dell’indignazione ha fiatato.
E allora mi domando: dove sono finiti i paladini dell’animalismo moralista? Dov’è finito il furore ideologico: della prima firmataria del DdL la parlamentare Michela Vittoria Brambilla, dei Conte, dei Zanella, dei Fratoianni, dei Bonelli, del WWF & co.? Troppo impegnati a esultare per l’approvazione del “DdL per i reati contro gli animali”, misura certamente nobile nei titoli, ma usata come specchietto per le allodole, o meglio, per i voti, da chi fa della propaganda il proprio mestiere.
Perché da una parte si vieta il contatto visivo con un cane alla catena, dall’altra si autorizza senza alcun monitoraggio scientifico l’abbattimento indiscriminato di specie migratorie, come il colombaccio, che da anni subiscono pressioni crescenti nei loro habitat.
E guai a far notare l’ipocrisia: ti danno del retrogrado, del bracconiere, del nemico della natura. Ma la verità è che il mondo anticaccia non difende la fauna, difende un’ideologia. E quando la realtà bussa alla porta – danni alle colture, gestione faunistica, piani di contenimento – si scansa, si gira dall’altra parte, o peggio ancora, appoggia il silenzio istituzionale.
Dunque, la domanda è inevitabile: fino a che punto si può spingere l’ipocrisia? Qual è il limite massimo, ammesso che esista, della narrazione anticaccia? Forse serve una scala logaritmica, perché quella normale ormai non basta più.
Personalmente non pretendo privilegi. Noi CACCIATORI pretendiamo rispetto, trasparenza e verità. E continueremo a denunciare chi gioca con la fauna a seconda della convenienza politica. Siamo e saremo sempre contro gli opportunisti, “associazioni anticaccia e non”, che usano a proprio uso e consumo “l’immagine” degli animali, perché per me, per noi CACCIATORI la selvaggina è patrimonio, non pretesto ideologico.