Migratoria dimenticata: la grande assente nella riforma della Legge 157/92

Categorie: News

Mentre il Ministro Lollobrigida annuncia una riforma della Legge 157/92 entro agosto, il mondo venatorio attende con sempre meno fiducia segnali concreti di ascolto, ma se le indiscrezioni attualmente circolanti verranno confermate, ci troveremo davanti all’ennesima occasione persa. Finora, però, la bozza che trapela dalle indiscrezioni stampa appare tutt’altro che organica, si parla di gestione delle specie invasive, di estensione delle aree cacciabili, di AFV e ricavi. Ma la selvaggina migratoria, cuore pulsante della caccia tradizionale italiana, non compare, semplicemente, non esiste.

Non inserire nella riforma un protocollo nazionale sulla migratoria è un errore strategico, culturale e politico. Significa non riconoscere il valore storico e identitario della caccia alla migratoria, chi crede davvero nella caccia non può dimenticare i migratoristi, che da decenni rappresentano una componente fondamentale, e spesso la più rispettosa dell’ambiente. La caccia alla migratoria è la fonte più importante per  alimentare l’indotto della caccia.

La grande “amputazione” del 92 ha provocato un’emorragia senza precedenti, + 1.200.000 cacciatori dispersi. Il motivo? La nuova legge aveva spezzato la schiena a una tradizione, introducendo un sistema basato su ATC territoriali, burocrazia e restrizioni che, nei fatti, hanno recluso i cacciatori in un recinto.

Ci si concentra su come “far cassa” con la caccia, ma non su come garantirne la sostenibilità, la dignità e l’equità. Le imprese venatorie vengono favorite, la pressione sui cinghiali appare finalmente recepita, ma i migratoristi continuano ad essere ignorati, relegati a cittadini di serie B del mondo venatorio.

La caccia alla migratoria è storia, tradizione e cultura, un’etica e uno stile di caccia radicati nel territorio italiano. Dai valichi appenninici alle coste tirreniche, dai roccoli lombardi alle paludi pontine, è stata la forma di caccia più diffusa nel Paese per generazioni. Eppure, in questa presunta riforma, i migratoristi non esistono. Nessuna traccia di un protocollo di mobilità semplificato e trasparente per i cacciatori itineranti, dopo più di trenta anni chiusi in un recinto sarebbero sufficienti poche giornate nazionali libere da vincoli ATC per la migratoria.

Il Governo ha il dovere di difendere i diritti e la libertà dei cittadini che hanno  la fedina penale trasparente.

“Sono sufficienti cinque giornate per la libertà: ridateci l’Italia venatoria”

Le associazioni venatorie hanno oggi  l’obbligo morale di difendere il cacciatore migratorista, non solo gli interessi  settoriali. Senza migratoria, non esiste vera riforma, questa è l’ultima chiamata o si riconosce il suo valore, o si certifica il suo abbandono.

www.palombe.it – Vasco Feligetti