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Varie / Re: LA CACCIA DOPO LA 157/92
Ultimo messaggio di Denis Bianchi - Giu 12, 2025, 02:51E magari l'abolizione del famoso Art. 842: via le Associazioni venatorie via gli ATC istituzioni non più necessarie. Un migratorista che vuole cacciare la preda svernante deve seguirla perché ha le ali e si sposta da un ATC a l'altro alla ricerca del cibo. Avere 4/5 ATC non bastano 7/8 9 possono forse bastare e costano un botto l'equivalente di due quote in AFV. E si perché un ATC costa finanché 240 euro in prov. di Ferrara che ne ha ben 9 di ATC. Certo per fare cassa e se non per cosa ?... ah si un'altra cosa c'è da dire in quegli ATC dove c'è la migratoria svernante con la scusa del parametro ettari/cacciatore non ci entri nemmeno perché quegli ATC sono di fatto delle AFV private per soli residenti. QUESTA È LA REALTÀ ! Senza l'Art.842 rimaranno insieme alle società agricole le già esistenti AFV e poi i più piccoli proprietari di boschi e terreni vari agricoli e non agricoli ed i cacciatori . Quindi avremo AFV, Agricoltori, Proprietari terreni vari, Cacciatori, Legge protezione animali dove è contemplata legale l'attività venatoria ed in quella legge non lo tocchi il selvatico in riproduzione garantito che non lo tocchi più. La 157 a che servirebbe più ? A nulla l'abroghiamo insieme al mondo ambientalista che comunque quello ci sarà sempre e sa bene che la fauna selvatica fa danni e va gestita. A questo ci pensano i cacciatori e la concorrenza penserà ad abbassare i costi della futura attività venatoria in tutti i luoghi. Sarà l'Agricoltore che cercherà il Cacciatore per gestirgli la lepre la minilepre la starna il fagiano la pernice il capriolo il cinghiale e altri cervidi lupi orsi corvidi i columbidi merli nutrie cormorani oche ibis sacri storni e chi più ne ha più ne metta. Ovvio che l'agricoltore non potrà più pretendere la distruzione di selvatici sul nido perché ben vigile è la sufficiente legge protezione animali domestici e selvatici da pochi giorni rimessa a nuovo come ovvio che qualsiasi detentore di arma uso caccia non si permetterà di accettare di sparare a selvatici suscettibili di causare danni agricoli con una tale legge in vigore. Non serve più nemmeno ISPRA alquale si potrà eliminare il fardello di gestire il settore caccia e di approvare piani di controllo assurdi..... ne ha tanti di effettivamente di settori da gestire. Per tutto l'indotto dell'attività venatoria non cambia niente non serve nemmeno più il calendario venatorio ed ancor meno le 900 e più pagine del piano faunistico venatorio che devono redare ogni 5 anni le regioni. Ma poi quanto lavoro in meno per i TAR senza tutti quei ricorsi richiesti dagli ambientalisti che molto ma molto meno potere avrebbero e chi li ascolterebbe più quando tutto fila liscio. I Cacciatori cacciano e la legge protezione animali domestici e selvatici c'è, gli agricoltori gesticono tramite i cacciatori i danni che la Regione non deve più pagare, gli ATC non esistono più ma il territorio tanto è già tabellato( diversamente che fanno gli ATC se non lanciare fagiani pronta caccia per volpi e cani randagi. Meglio di così non si può. Come fanno gli altri paesi che non hanno ne ATC ne Art.842 ne tutta quella miriade di Associazioni venatorie ne i ricorsi al Tar. Hanno più specie da cacciare e periodi di caccia più lunghi durante l'anno e senza giorni di silenzio venatorio ed hanno i cacciatori in continuo aumento ed anche rispettati. Dio mio fa in modo veramente che spariscano Art.842 e di conseguenza AAVV ATC e tutto l'indotto che hanno creato che non ci fa più cacciare e non mi venite a dire che gli altri paesi sono al Medio Evo perché non hanno l'Art.842 e tutta una miriade di ATC e di AAVV perché non mi sembra proprio. Al Medio Evo siamo noi e lo siamo ora. E che cavolo !
#2
Varie / Re: LA CACCIA DOPO LA 157/92
Ultimo messaggio di Alex - Giu 11, 2025, 13:52Sono in attesa di conoscere la modifica della legge, poi pago le tasse
#3
Varie / Re: Caccia, politica e ipocris...
Ultimo messaggio di Alex - Mag 28, 2025, 10:51In Toscana controllano anche le totoline, io farei controllare chi fa queste proposte.
#4
Varie / Re: Caccia, politica e ipocris...
Ultimo messaggio di Denis Bianchi - Mag 21, 2025, 09:24Aggiungerei che con certe specie selvatiche ci sono tanti soldi da prendere vedi ripopolamento orsi, lupi ecc...mentre con il Colombaccio non ci sono denari e quindi il Colombaccio può anche crepare sul nido lui e la prole e soprattutto in una regione rossa culo e camicia con gli ambientalisti. Che gli frega agli ambientalisti del Colombaccio che soldi e potere non porta !!!
#5
Varie / Caccia, politica e ipocrisia: ...
Ultimo messaggio di Vasco Feligetti - Mag 20, 2025, 23:30Rimane difficile comprendere fino in fondo quanto e perché siano così sensibili i nervi degli anticaccia. È bastata una dichiarazione del Ministro Lollobrigida a Caccia Village, riguardante una possibile modifica alla legge 157/92, per scatenare un'ondata di polemiche. Tutti i partiti di sinistra, "all'unisono", si sono lanciati in difesa degli animali, e l'intero comparto politico ha colto l'occasione per attaccare il Ministro e il Governo, con proclami spesso più ideologici che razionali.
Ma qui sorge spontanea una domanda: perché tanto rumore per una modifica di legge di cui, ad oggi, non esiste ancora un testo ufficiale?
E soprattutto: perché quello stesso rumore non si è sentito di fronte al piano di controllo del colombaccio in Emilia-Romagna, che si ricorderà come il massacro del colombaccio con abbattimenti, decine di migliaia di colombacci, sistematici su larga scala e per cinque anni ? Perché le associazioni animaliste, sempre pronte a fare barricate contro il mondo venatorio, non hanno levato gli scudi con la stessa intensità contro un provvedimento che, questo sì, ha avuto conseguenze concrete e immediate sulla fauna?
E allora ci chiediamo: perché tanto clamore per l'orso JJ4 o per i lupi che scendono nei paesi, e invece nulla per il colombaccio? Forse il colombaccio non è un animale abbastanza "mediatico"? Forse non ha lo stesso impatto emotivo sui social? O più semplicemente, non fa comodo sollevare polveroni quando gli abbattimenti non sono legati alla caccia ma decisi da enti pubblici "amici" e avallati da chi oggi finge di scandalizzarsi?
Ancora una volta emerge un'amara verità, non è l'amore per gli animali a muovere certe proteste, ma l'opportunità politica. Il colombaccio, a differenza dell'orso o del lupo, non regala consenso elettorale, non finisce sulle prime pagine con gli occhi lucidi di chi vuole commuovere a comando. E così, mentre si demonizzano i cacciatori, si tace su interventi ben più impattanti, purché portino la firma "giusta".
La caccia, con tutte le sue tradizioni, le sue regole e il suo contributo alla gestione del territorio, è diventata il capro espiatorio perfetto per chi vuole mostrarsi paladino di una moralità di facciata. E così, mentre i veri problemi, dalla peste suina ai danni all'agricoltura, dal degrado degli ecosistemi al proliferare incontrollato di alcune specie, vengono ignorati, il dibattito pubblico si concentra su slogan e isterie mediatiche.
Che fine ha fatto il buon senso? Dove si è nascosta la coerenza?
Forse, a forza di gridare contro i cacciatori, qualcuno spera che il silenzio della ragione venga confuso con l'eco di una battaglia giusta. Ma chi conosce la campagna, la natura e il valore della gestione faunistica, non si lascia più abbindolare.
È tempo che anche i cacciatori e gli agricoltori alzino la voce, ma non per difendere un privilegio, ma per rivendicare il diritto a una discussione onesta, libera da pregiudizi e faziose strumentalizzazioni.
www.palombe.it – Vasco Feligetti
Ma qui sorge spontanea una domanda: perché tanto rumore per una modifica di legge di cui, ad oggi, non esiste ancora un testo ufficiale?
E soprattutto: perché quello stesso rumore non si è sentito di fronte al piano di controllo del colombaccio in Emilia-Romagna, che si ricorderà come il massacro del colombaccio con abbattimenti, decine di migliaia di colombacci, sistematici su larga scala e per cinque anni ? Perché le associazioni animaliste, sempre pronte a fare barricate contro il mondo venatorio, non hanno levato gli scudi con la stessa intensità contro un provvedimento che, questo sì, ha avuto conseguenze concrete e immediate sulla fauna?
E allora ci chiediamo: perché tanto clamore per l'orso JJ4 o per i lupi che scendono nei paesi, e invece nulla per il colombaccio? Forse il colombaccio non è un animale abbastanza "mediatico"? Forse non ha lo stesso impatto emotivo sui social? O più semplicemente, non fa comodo sollevare polveroni quando gli abbattimenti non sono legati alla caccia ma decisi da enti pubblici "amici" e avallati da chi oggi finge di scandalizzarsi?
Ancora una volta emerge un'amara verità, non è l'amore per gli animali a muovere certe proteste, ma l'opportunità politica. Il colombaccio, a differenza dell'orso o del lupo, non regala consenso elettorale, non finisce sulle prime pagine con gli occhi lucidi di chi vuole commuovere a comando. E così, mentre si demonizzano i cacciatori, si tace su interventi ben più impattanti, purché portino la firma "giusta".
La caccia, con tutte le sue tradizioni, le sue regole e il suo contributo alla gestione del territorio, è diventata il capro espiatorio perfetto per chi vuole mostrarsi paladino di una moralità di facciata. E così, mentre i veri problemi, dalla peste suina ai danni all'agricoltura, dal degrado degli ecosistemi al proliferare incontrollato di alcune specie, vengono ignorati, il dibattito pubblico si concentra su slogan e isterie mediatiche.
Che fine ha fatto il buon senso? Dove si è nascosta la coerenza?
Forse, a forza di gridare contro i cacciatori, qualcuno spera che il silenzio della ragione venga confuso con l'eco di una battaglia giusta. Ma chi conosce la campagna, la natura e il valore della gestione faunistica, non si lascia più abbindolare.
È tempo che anche i cacciatori e gli agricoltori alzino la voce, ma non per difendere un privilegio, ma per rivendicare il diritto a una discussione onesta, libera da pregiudizi e faziose strumentalizzazioni.
www.palombe.it – Vasco Feligetti
#6
Varie / Re: Caccia ai cinghiali gigant...
Ultimo messaggio di Vito - Mag 13, 2025, 23:19Si divertono come matti, che bestie mai visti cinghiali così grandi.
#7
Varie / Re: LA CACCIA DOPO LA 157/92
Ultimo messaggio di Vito - Mag 13, 2025, 23:13Avevo deciso di smettere ma non è stato facile con un cane come il mio, ho continuato ma ora che il cane me morto forse non rinnovo, sono stufo di andare a caccia così, ci hanno gettato sul secchio come rifiuti. i soldi miei non li contano più, siamo una massa di pecore allo sbando e nessuno ci difende.
#8
Varie / Re: Dov'è la bozza? I cacciato...
Ultimo messaggio di Alex - Mag 13, 2025, 21:14La bozza te la faranno vedere a settembre, caro Vasco hai regione ma non penso che faranno tutto quello che dice lollobrigida
#9
Varie / Dov'è la bozza? I cacciatori p...
Ultimo messaggio di Vasco Feligetti - Mag 13, 2025, 14:04Il Ministro Lollobrigida ha dichiarato pubblicamente alla fiera "Caccia Village" che ad agosto il Governo provvederà alla modifica della Legge 157/92, la legge quadro che regola la caccia in Italia dal 1992. Eppure, a oggi, nessuna bozza è stata resa pubblica, nessuna proposta circola ufficialmente, e la base venatoria è lasciata nell'incertezza più totale.
Questa situazione è inaccettabile. I cacciatori italiani già colpiti da un sistema normativo farraginoso, da vincoli crescenti, da spese in aumento e da una continua persecuzione giudiziaria e mediatica hanno diritto di sapere.
Hanno diritto di partecipare, hanno diritto di essere ascoltati prima che la "frittata" sia già cucinata e servita sul piatto d'argento agli stessi ambienti che da anni lavorano per distruggere la caccia popolare e sociale.
Le associazioni venatorie non possono più limitarsi a rassicurazioni generiche. Hanno il dovere morale e politico di pretendere dal Ministero la pubblicazione immediata della bozza di riforma; quindi informare i propri iscritti organizzare assemblee pubbliche, confronti aperti e consultazioni reali sul territorio.
Non accetteremo una nuova legge calata dall'alto, scritta nelle stanze romane e "confezionata" da chi della caccia conosce solo i pregiudizi o, peggio, gli interessi di parte. La caccia ha bisogno di una riforma vera, condivisa, trasparente non di una nuova trappola.
Chiediamo quindi, con forza e unità, che Il Ministro renda pubblica la bozza della riforma, che le associazioni ci dicano cosa sanno e cosa stanno facendo per tutelare i cacciatori, agricoltori e tecnici.
Se restiamo in silenzio oggi, domani sarà troppo tardi, se non chiediamo trasparenza adesso, rischiamo un'altra legge 157, ancora più restrittiva e lontana dalla realtà delle esigenze.
Il tempo delle attese è finito, prima di chiedere il voto, caro Ministro, il Governo mantenga le promesse.
Questa situazione è inaccettabile. I cacciatori italiani già colpiti da un sistema normativo farraginoso, da vincoli crescenti, da spese in aumento e da una continua persecuzione giudiziaria e mediatica hanno diritto di sapere.
Hanno diritto di partecipare, hanno diritto di essere ascoltati prima che la "frittata" sia già cucinata e servita sul piatto d'argento agli stessi ambienti che da anni lavorano per distruggere la caccia popolare e sociale.
Le associazioni venatorie non possono più limitarsi a rassicurazioni generiche. Hanno il dovere morale e politico di pretendere dal Ministero la pubblicazione immediata della bozza di riforma; quindi informare i propri iscritti organizzare assemblee pubbliche, confronti aperti e consultazioni reali sul territorio.
Non accetteremo una nuova legge calata dall'alto, scritta nelle stanze romane e "confezionata" da chi della caccia conosce solo i pregiudizi o, peggio, gli interessi di parte. La caccia ha bisogno di una riforma vera, condivisa, trasparente non di una nuova trappola.
Chiediamo quindi, con forza e unità, che Il Ministro renda pubblica la bozza della riforma, che le associazioni ci dicano cosa sanno e cosa stanno facendo per tutelare i cacciatori, agricoltori e tecnici.
Se restiamo in silenzio oggi, domani sarà troppo tardi, se non chiediamo trasparenza adesso, rischiamo un'altra legge 157, ancora più restrittiva e lontana dalla realtà delle esigenze.
Il tempo delle attese è finito, prima di chiedere il voto, caro Ministro, il Governo mantenga le promesse.
palombe.it – Vasco Feligetti
#10
Varie / LA CACCIA DOPO LA 157/92
Ultimo messaggio di Vasco Feligetti - Mag 07, 2025, 22:43La caccia in Italia si trova a un bivio, o rinasce con una riforma seria, fondata sulla scienza e sulla gestione condivisa del territorio, oppure sarà progressivamente marginalizzata e resa inaccessibile al cittadino comune. Le leggi attuali, in particolare la 157/92, hanno generato un sistema clientelare, inefficace, e spesso dannoso per l'equilibrio faunistico e agricolo del Paese.
La convergenza di segnali – FIDC che spinge per una riforma della 157/92, Coldiretti che si muove come un attore sempre più centrale, ISPRA che pubblica dati in un'ottica più gestionale che conservazionista, e le associazioni anticaccia che avanzano richieste radicali come l'abrogazione dell'art. 842 — ecco che tutto ciò fa pensare a una strategia coordinata per ridisegnare completamente il sistema venatorio italiano.
La 157/92, per quanto ormai superata in tanti aspetti, prevedeva un modello cooperativo, in cui il cacciatore era parte attiva nella gestione della fauna. Quel modello oggi viene contestato proprio perché ha mostrato falle — in parte per responsabilità delle stesse associazioni venatorie, che non hanno saputo rinnovarsi e rappresentare in modo efficace gli interessi dei propri iscritti.
La Legge 157/92 non nasce per tutelare il cacciatore come parte integrante della gestione faunistica, ma per ristrutturare il potere sul territorio, spostandolo in parte dallo Stato alle Regioni, e in gran parte alle associazioni venatorie. Di fatto, ha lottizzato la caccia, distribuendo il potere tra soggetti organizzati e riconosciuti dallo Stato, in modo funzionale a un controllo politico e burocratico dell'attività venatoria.
Il privilegio gestionale concesso ai cacciatori tramite ATC e CA (ambiti territoriali e comprensori alpini), si è poi rivelato incompatibile con un vero modello di gestione faunistica sostenibile, se l'obiettivo è il controllo faunistico efficace, la prevenzione dei danni e il contenimento della fauna problematica, allora l'attuale struttura basata su concessioni di fatto blindate e potere associativo deve essere superata, gli ATC sono enti che drenano risorse pubbliche senza risultati concreti. I 200 milioni di euro di danni risarciti nel 2024 parlano da soli, nessuna vera prevenzione, solo rincorsa al disastro, e tutto questo in nome di una gestione che esclude i veri protagonisti del territorio, agricoltori e cacciatori locali.
Se l'art. 842 del Codice Civile dovesse essere davvero abrogato, la caccia cambierebbe pelle, da diritto collettivo legato alla funzione sociale della proprietà privata e al pubblico interesse, diventerebbe un'attività legata esclusivamente al pagamento e alla proprietà, si torna al "Medio Evo" quando solo il padrone si beneficiava della caccia. In uno scenario del genere il cacciatore medio o meno abbiente verrebbe tagliato fuori, a meno di poter accedere a proprietà private o affittare terreni, con costi potenzialmente insostenibili. Si aprirebbe così la strada a una caccia "a pagamento" sul modello privatistico, dove solo chi può permetterselo caccia, magari in aziende faunistico-venatorie o in territori gestiti da agricoltori/associazioni con logiche di mercato. I cacciatori locali, che fino ad oggi hanno contribuito gratuitamente o quasi alla gestione faunistico-ambientale, verrebbero estromessi o messi in posizione subordinata.
la vera gestione faunistica e territoriale non può essere centralizzata né omologata, perché ogni territorio ha storia, tradizione, cultura venatoria e agricola propria. La caccia, quella vera, radicata, sostenibile, nasce dal legame con il luogo e si regge su equilibri locali. Ogni pratica, dalla caccia al "Capanno delle Palombe" a me tanto caro, alla braccata, dalla migratoria alla selezione, ha una sua logica che non può essere compresa né regolata da chi quel territorio non lo vive.
Bisogna fare un passo indietro, siamo forse ancora in tempo a restituire dignità alla figura del cacciatore come custode del territorio, rendere la caccia accessibile anche ai cittadini meno abbienti e garantire una gestione faunistica fondata su scienza, collaborazione e buon senso e nell'etica, ormai quasi erba selvatica, se la caccia diventerà solo un esercizio di controllo, la figura del cacciatore sarà un braccio operativo privo di dignità.
Solo così la caccia può avere un futuro nel nostro Paese.
La convergenza di segnali – FIDC che spinge per una riforma della 157/92, Coldiretti che si muove come un attore sempre più centrale, ISPRA che pubblica dati in un'ottica più gestionale che conservazionista, e le associazioni anticaccia che avanzano richieste radicali come l'abrogazione dell'art. 842 — ecco che tutto ciò fa pensare a una strategia coordinata per ridisegnare completamente il sistema venatorio italiano.
La 157/92, per quanto ormai superata in tanti aspetti, prevedeva un modello cooperativo, in cui il cacciatore era parte attiva nella gestione della fauna. Quel modello oggi viene contestato proprio perché ha mostrato falle — in parte per responsabilità delle stesse associazioni venatorie, che non hanno saputo rinnovarsi e rappresentare in modo efficace gli interessi dei propri iscritti.
La Legge 157/92 non nasce per tutelare il cacciatore come parte integrante della gestione faunistica, ma per ristrutturare il potere sul territorio, spostandolo in parte dallo Stato alle Regioni, e in gran parte alle associazioni venatorie. Di fatto, ha lottizzato la caccia, distribuendo il potere tra soggetti organizzati e riconosciuti dallo Stato, in modo funzionale a un controllo politico e burocratico dell'attività venatoria.
Il privilegio gestionale concesso ai cacciatori tramite ATC e CA (ambiti territoriali e comprensori alpini), si è poi rivelato incompatibile con un vero modello di gestione faunistica sostenibile, se l'obiettivo è il controllo faunistico efficace, la prevenzione dei danni e il contenimento della fauna problematica, allora l'attuale struttura basata su concessioni di fatto blindate e potere associativo deve essere superata, gli ATC sono enti che drenano risorse pubbliche senza risultati concreti. I 200 milioni di euro di danni risarciti nel 2024 parlano da soli, nessuna vera prevenzione, solo rincorsa al disastro, e tutto questo in nome di una gestione che esclude i veri protagonisti del territorio, agricoltori e cacciatori locali.
Se l'art. 842 del Codice Civile dovesse essere davvero abrogato, la caccia cambierebbe pelle, da diritto collettivo legato alla funzione sociale della proprietà privata e al pubblico interesse, diventerebbe un'attività legata esclusivamente al pagamento e alla proprietà, si torna al "Medio Evo" quando solo il padrone si beneficiava della caccia. In uno scenario del genere il cacciatore medio o meno abbiente verrebbe tagliato fuori, a meno di poter accedere a proprietà private o affittare terreni, con costi potenzialmente insostenibili. Si aprirebbe così la strada a una caccia "a pagamento" sul modello privatistico, dove solo chi può permetterselo caccia, magari in aziende faunistico-venatorie o in territori gestiti da agricoltori/associazioni con logiche di mercato. I cacciatori locali, che fino ad oggi hanno contribuito gratuitamente o quasi alla gestione faunistico-ambientale, verrebbero estromessi o messi in posizione subordinata.
la vera gestione faunistica e territoriale non può essere centralizzata né omologata, perché ogni territorio ha storia, tradizione, cultura venatoria e agricola propria. La caccia, quella vera, radicata, sostenibile, nasce dal legame con il luogo e si regge su equilibri locali. Ogni pratica, dalla caccia al "Capanno delle Palombe" a me tanto caro, alla braccata, dalla migratoria alla selezione, ha una sua logica che non può essere compresa né regolata da chi quel territorio non lo vive.
Bisogna fare un passo indietro, siamo forse ancora in tempo a restituire dignità alla figura del cacciatore come custode del territorio, rendere la caccia accessibile anche ai cittadini meno abbienti e garantire una gestione faunistica fondata su scienza, collaborazione e buon senso e nell'etica, ormai quasi erba selvatica, se la caccia diventerà solo un esercizio di controllo, la figura del cacciatore sarà un braccio operativo privo di dignità.
Solo così la caccia può avere un futuro nel nostro Paese.
palombe.it – Vasco Feligetti